giovedì 20 giugno 2013

L’Aquilotto ritrovato


Un giorno, un uovo d’aquila, dal suo nido, lungo l’albero, scivolò fino a terra.
Il guscio protesse l’aquilotto e si posò in mezzo alle frasche, alle foglie, e all’erba del sottobosco.
Da quel guscio ormai incrinato, piano piano, un aquilotto il proprio becco cacciò. L’odore del bosco incominciò a svegliare quella piccola creatura, la luce, che filtrava tra i rami degli alberi, la spinse ad aprire gli occhi ed i versi degli altri animali cominciarono a stimolare il suo udito. Con quel becco possente, con la voglia di spiegare le sue ali, cacciò tutta la sua forza per liberarsi di quel guscio ormai inutile. Era nata finalmente, ma …

Sapete la cosa triste qual è? Che gli animali credono di essere ciò che vedono per prima cosa, per quanto quell’aquilotto si vedesse diverso da tutti gli altri animali del bosco, ormai credeva che loro fossero la sua famiglia. Povera aquila, non sapeva che lei sì che poteva volare!
Volete sapere un'altra cosa triste?
Durante il giorno, quell’aquilotto nel bosco lottava per la sopravvivenza in un ambiente dove gli altri animali potevano correre, li sentiva avvicinare dal loro calpestio di foglie e rami secchi, mentre lui non andava lontano con i suoi artigli che non erano fatti per andar veloce.

Non capiva che il suo comportamento poteva assomigliare a quello degli altri, ma non poteva essere lo stesso. Mentre gli altri si dimostravano più abili a procurasi il cibo, l’aquilotto aveva difficoltà. Se si sentiva come uno di loro, perché non riusciva a fare le stesse cose? Perché c’erano tutte queste differenze? E venne il momento in cui l’aquilotto si pose la domanda: “Chi sei veramente?”
Si stese al calor del sole, la sua vista sfidava la luce dei raggi ed il suo udito la rassicurava del momento di pace circostante. Fu allora che i genitori la trovarono provando felicità!

L’aquilotto cominciò a provare confusione: si vedeva come loro, sentiva che parlavano la sua stessa lingua e l’abbraccio di piume le fece provare sensazioni mai conosciute.
Dopo queste forti emozioni, mamma e papà aquila portarono il loro aquilotto al nido, e, fortunatamente non finì qui: l’aquilotto voleva imparare a volare, non è vero?
Volete sapere come capì che aveva le ali e poteva fare tanta strada in volo?
Il papà si mise dietro di lui, gli fece chiudere gli occhi, con le proprie ali avvolse le sue ali e gli disse: “Immagina di vedere un cielo d’azzurro, di sentire il fruscio del vento e lo sbattere delle tue ali, l’aria che accarezza le piume delle tue ali spiegate … Vedi quel che vedi, senti quello che senti, prova quello che provi … Immagina il sole e vagli incontro, vedilo sempre più grande, ascolta il silenzio più profondo e assapora come tutta l’aria attorno a te dipenda da come tu muovi le ali!”

“Vedi come ti vedi con le tue ali spiegate, senti quel che senti quel che generi con la forza dello sbattere delle tue ali, prova quel che provi quando sei a metà strada tra il cielo e la terra. Vedi da quassù come si fanno piccole tutte quelle vecchie angosce che ora stanno laggiù!”
“Adesso che hai provato queste sensazioni, adesso che ti sei visto lassù nel cielo, adesso che hai sentito com’è il silenzio di lassù, adesso conterò fino a tre ed al mio tre apriremo le ali e verrai con me: uno, due e tre!”
“Adesso che sai che sei diverso, che stai conoscendo nuove risorse che non sapevi di avere, adesso che sai ciò che è vero di te, adesso che sai come fai quel che stai facendo, adesso che sai cosa stai facendo, adesso che sai dove e quando lo stai facendo …”

“Ora e qui apri gli occhi e dimmi che stai facendo…”
“ Papà sto volando!”
Ed in volo lontano vide un altro stormo di aquile ed aquilotti ed andò con loro per condivere che anche lui sapeva volare.

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