martedì 3 settembre 2013

Quando conobbi Pegasus

Cosa avevo voglia di fare oggi? Una cosa che non facevo da tanto tempo: volevo stare un po’ con me, ma non da solo. Volevo stare nel presente, ma volevo avere anche una macchina del tempo un po’ particolare, che mi facesse vedere un po’ del passato, ma mi portasse anche nel futuro.
Con cosa e chi volevo stare oggi? Volevo stare con i miei pensieri, i miei ricordi, rivivere certe esperiene. Volevo un compagno fidato, ma non avevo voglia di parlare. Volevo essere capito, senza necessità di essere ascoltato.
Sapevo quello che volevo, come potevo fare per averlo?

Il mio sguardo cercava in ogni dove, ascoltavo rumori, suoni e musiche che mi dessero idee, Il mio olfatto mi indicava la direzione delle sensazioni, sulla mia pelle il sole ed il vento giocavano a cacciarsi l’un l’altro.


Finchè una scuderia apparve alla mia vista, i nitriti gioiosi dei cavalli giunsero per dirmi di andare da loro, come canti irresistibili delle sirene. Il loro odore avvolse il mio corpo facendosi riconoscere in un attimo. Sulla mia pelle, le emozioni riaffiorarono a raddrizzare peli e a far scorrere brividi di sensazioni piacevoli. Il cuore si emozionò e cominciò a battere più forte in petto. Quando la vista, l’udito, le sensazioni a pelle e l’olfatto si misero tutti insieme, la mia mente mi ricordò le immagini, le voci, i suoni che provai da ragazzino la prima volta che andai a cavallo. I muscoli delle gambe, le anche e la schiena cominciarono a tirar fuori quello che avevano già imparato a fare.

Fermai la macchina e mi incamminai per quel sentiero che percorsi con l’entusiamo di aver trovato quel che cercavo. La mente, il desiderio, la vista e l’udito mi indicavano dove andare, mentre le sensazioni, che scorrevano lungo il dorso, mi spingevano ad accelerare il passo.


Quando arrivai in scuderia, ho visto uscire il cavallo dal suo box. Ho accarezzato il sto manto soffice e lucido, come la sua criniera. Gli ho dato una carota e l'ho sentito nitrire per dirmi che eravamo diventati amici. Abbiamo preso il sentiero della spensieratezza, prima al passo, poi al trotto e poi al gran galoppo.
Il suo nome era Pegasus e cacciò le ali, così come i miei pensieri. Si alternarono a gran velocità, le penombre dei boschi con la luce degli spazi aperti, sentieri ostici con i salto dei tronchi. Il ritmo degli zoccoli al trotto si alternava alla cadenza del galoppo ed allo scalpitio del salto. Vedere tante scenari scorrere veloci,  tanti suoni della natura seguirsi come note di uno spartito, profumi di bosco e di campi alternarsi al mio naso, la pelle percepire il calore dei raggi del sole ed il fresco del vento.

Come mi piace far scorrere i miei pensieri con la cadenza del mio destriero: falcate ritmiche come lo sbatter d’ali.
Rivedo, risento e riprovo le mie prime esperienze. Mi fermo e mi domando "come sarebbero state quelle esperienze con le abilità di oggi? E a quello che la mia mente mi fa vedere, aggiungo la sensazione di me rider di gusto.


E poi sorrido. Come sarei diventato quello che sono senza di loro? " Gia conosco la risposta e giro il mio destriero per riprendere il mio ritorno alla realtà. Gli dico grazie perché con lui ho condiviso un magico momento.

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